Opera di sofisticata bellezza, fu ideato da Giuseppe Cino per accogliere il suggestivo Presepe in pietra leccese, opera cinquecentesca dello scultore leccese Gabriele Ricciardi, proveniente dalla cappella Assumptionis dell’antica Cattedrale di patronato della famiglia Paladini.
In fondo, sulle volute conclusive dell’altare, sono collocate le statue di Giovanni Battista (a sinistra), il grande precursore di Cristo nell’atto classico di indicare Gesù, Agnello di Dio e del profeta Isaia che preannunciò la nascita di Cristo (cf. Is 7,14), sistemate su basi decorate con foglie d’acanto. Su entrambe le statue pendono poi tre opulenti grappoli di frutta.
Il baldacchino è sostenuto davanti da due colonne tortili e dietro da due paraste, tutte completate da capitello corinzio. Le colonne sono decorate con foglie e, in alternanza, angeli (il primo che regge un agnello, il secondo un giglio, il terzo un cesto di frutta) ed uccelli (una madre che nutre il piccolo) e poggiano su basamenti istoriati con una coppia di angeli che reggono due festoni (sul davanti) e con spirali di foglie (ai due lati), a loro volta poggianti su un zoccolo a motivi floreali che si ripetono sui tre lati e si interrompono nella parte centrale in corrispondenza della mensa mancante. Le paraste, invece, presentano motivi floreali a spirale.
Al di sopra del baldacchino, sul cui architrave si notano tre angeli in aggraziate movenze che reggono un giglio, sono disposti il palazzo di Erode sullo sfondo, i tre Re Magi a cavallo e due pastori musicanti con le loro pecore. Sotto il baldacchino, da cui pende un angelo che annuncia la gloria di Dio, vi sono, invece, le lapidee statue policrome di Maria e Giuseppe, del bue e dell’asinello. Il Bambinello in piedi è invece di legno scolpito e dipinto, opera di bottega napoletana del XIX secolo, sostituito in periodo natalizio del Bambino nella culla realizzato in cartapesta.
Sul dossale, inserita in una cornice di pietra abbellita da una testa d’angelo e da due festoni da cui sembrano spiccare il volo due uccelli e, tutto intorno, da piccoli grappoli di frutta, si trova la tela dell’Annunciazione.
Nella parete sinistra una nicchia ospita la statua di S. Bernardino Realino, opera autografa di Giuseppe Manzo, datato 1896. Il lavoro fu commissionato al maestro cartapestaio in occasione della beatificazione del gesuita nativo di Carpi, avvenuta il 27 settembre 1895, che tanto si era prodigato per la città di Lecce, in cui era giunto nel 1574 provvedendo in quarantadue anni di apostolato alle necessità di tutti con un dinamismo che aveva del prodigioso e di cui ancora da vivo era stato proclamato patrono. Sulla nicchia vi è poi l’ovale con Tobia e l’Arcangelo Raffaele opera di imprecisati anni del XVIII secolo, attribuibile forse ad Aniello Letizia.
Nella parete destra si apre un’altra nicchia con il busto di S. Lucia (a destra), opera alquanto scadente di bottega salentina.