Volendo conferire maggiore decoro a questo altare che custodisce il Santissimo, nel 1780 il vescovo Sozj Carafa commissionò a Pasquale Cartolano l’altare in marmo policromo in sostituzione del precedente, peraltro bellissimo, altare di pietra fatto realizzare nel 1683 dal vescovo Michele Pignatelli (ora collocato nella terza cappella a sinistra della Chiesa di S. Irene dove si distingue per il tripudio di angeli nella parte bassa, la coppia di colonne spiraliformi tra cui sono inserite due nicchie sovrapposte per ogni lato con statue di santi e la statua di santi per ogni coppia di colonne a fiancheggiare il fastigio) e fece aprire la finestra sulla parete destra della cappella, ornata di vetrata con Gesù e i due discepoli di Emmaus.
Oltre all’altare di pietra furono rimosse la memoria epigrafica dei vescovi Michele e Fabrizio Pignatelli, spostata nel vano di accesso della facciata secondaria, e le statue dell’Addolorata e della Maddalena, traslate nelle absidi laterali della Cripta. Al loro posto furono erette le statue allegoriche della Fede (a sinistra) e della Speranza (a destra) opera di Angelo e Giacomo Viva, i migliori allievi di Giuseppe Sanmartino, ai quali vanno attribuiti anche la testa d’angelo che regge due festoni e i putti sui mezzi timpani con simboli della passione. Completava il trittico delle virtù teologali una statuetta di bronzo dorato rappresentante la Carità collocata sulla custodia eucaristica, poi eliminata.
Posto su un alto basamento con specchiature in marmo rosso, l’altare, più legato alle nuove istanze neoclassiche, è inquadrato da due colonne lisce in marmo verde coronate da capitello che, tramite il richiamo cromatico, evidenziano l’incavo, rifinito da cornice in marmo giallo in sintonia con i fregi delle lesene laterali, dove si ammira lo splendido Crocifisso spirante di Placido Buffelli, uno dei più significativi rappresentanti della scultura seicentesca salentina. In analogia con l’altare di S. Filippo, sul fastigio si apre una finestra con la vetrata del Cuore di Gesù. È da notare che il paliotto sembra essere di recente rifacimento, probabilmente a causa del deterioramento di quello antico.
Sulla parete di sinistra è collocato un espressivo altorilievo in cartapesta di Cristo nel Getsèmani, opera autografa del Manzo datata 1900, commissionata dal parroco can. Francesco Petronelli per l’inizio del nuovo secolo. Addossate alle pareti si vedono i due vuoti basamenti in marmo dove, come abbiamo già ricordato, erano collocate le statuette in alabastro di S. Michele e di S. Sebastiano.
La particolare destinazione della cappella ha suscitato una sua più esuberante decorazione. Per cui, sulle lunette delle pareti laterali sono collocate due tele seicentesce raffiguranti la Caduta di Gesù sotto la croce (a sinistra) e la Crocifissione di Gesù (a destra); sul tamburo della cupola vi sono in alternanza piccole finestre e affreschi inseriti in cornici ovali con episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento (in senso orario a partire dalla finestrella frontale Il serpente di bronzo innalzato nel deserto, Caino che uccide Abele, L’ultima Cena, Vendetta e morte di Sansone, La morte degli egiziani nel Mar Rosso, Abramo che sacrifica Isacco); sulla cornice sono collocati angeli e vasi floreali di pietra; sulla cupola sono affrescati gruppi di angeli disposti in ordine grazioso che sostengono vari strumenti della passione; sulla lanterna l’immagine di Dio Padre.